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Tuesday, June 17, 2025

Ibridi, confortevoli e intelligenti: “Ecco come saranno gli uffici del futuro”


La rivoluzione dell’ufficio si può dire che parta dalla macchinetta del caffè. «L’espresso condiviso con colleghi e associate di lavoro è un momento di stacco e a volte anche di discussione di affari: eppure spesso si trova in uno squallido corridoio, se non addirittura in uno sgabuzzino. Dovrebbe essere il locale più accogliente e invece è quasi sempre il posto più triste dell’ufficio». Parole del 42enne Luca Brusamolino, titolare assieme a Simone Casella di Workitect, società milanese di consulenza multidisciplinare nella progettazione di ambienti lavorativi.

Come illustra nel suo libro Lo good working comincia dall’ufficio, secondo Brusamolino «il punto è che la tecnologia e il lavoro agile esploso dopo la pandemia di Covid ha rivoluzionato la produttività, ma non sempre gli uffici si sono adeguati a questa rivoluzione. Per esempio: una volta l’occupazione cominciava una volta varcata la porta dell’ufficio, oggi inizia appena svegli guardando i social o rispondendo alla mail. Una volta si operava tutti seduti alla scrivania, oggi no: è ovvio che la pianificazione del lavoro e anche l’organizzazione degli spazi cambiano radicalmente».


Gli uffici di Workitect a Milano

 

Ambienti per lavorare ma non solo

La prestazione da remoto ha dato un’ulteriore spallata alla vecchia impostazione dell’ufficio, storicamente diviso in tre soli tipi di spazi stanza chiusa per i capi, open area per le maestranze e al massimo sala riunioni. «In tutti i casi semplici contenitori di sedie e scrivanie disposti secondo la gerarchia anziché sulle attività che effettivamente devono essere svolte», commenta Brusamolino, che è esperto di organizzazione del lavoro e consulente nel campo delle risorse umane. «Oggi gli uffici devono venire incontro a esigenze lavorative più agili. Ambienti magari più piccoli rispetto a un tempo ma anche più confortevoli, in cui siano previsti anche spazi per fare altro, senza disturbare gli altri: telefonate non-public, videocall, group constructing, ma anche semplicemente chiacchierare con i clienti e svagarsi in un ambiente piacevole e rilassante».


Ecco quindi che l’ufficio del futuro – tipo quello di Workitect sulla Martesana – diventa un ecosistema ibrido e modulabile concepito con aree personalizzabili a seconda delle mansioni da svolgere: sale insonorizzate, librerie, salottini, cabine telefoniche, cucine-bar, coaching room. Quando lo spazio lo consente, persino ristoranti, asili, palestre e sale giochi a disposizione dei lavoratori, sull’esempio delle grandi multinazionali hi-tech americane.

Addio postazioni fisse

«La nostra sfida è trasformare i luoghi di lavoro in spazi di benessere», sintetizza Simone Casella, che invece ha una formazione da architetto. «Per farlo, accompagniamo administration e dipendenti in un percorso di cambiamento che parte da un’attenta fase di analisi e comprensione delle esigenze lavorative. E poi combina analisi, progettazione e coinvolgimento attivo delle persone per trasformare gli uffici in ambienti flessibili e funzionali, con elementi modulabili a seconda delle necessità».

Il principio ispiratore è quello delle 4C del modello di lavoro cosiddetto “Exercise-based working”: Collaborazione, Comunicazione, Concentrazione, Contemplazione. Il risultato sono spazi ergonomici ritagliati sulla base delle reali attività che si svolgono, non più sul concetto di postazione fissa, ormai superato dai tempi. Per dire: l’acustica, spesso trascurata, è fondamentale per il benessere lavorativo. Inoltre negli uffici del futuro molte postazioni sono condivise per il co-working, se non addirittura prenotabili. E questa, dicono i Workitetti, rappresenta una delle maggiori resistenze da parte dei capi, da sempre abituati a disporre dei propri profit e del proprio ufficetto privato con ficus e poltrona in pelle.


Sostenibilità e illuminazione intelligente

Flessibilità, consolation degli ambienti, ma anche sostenibilità e illuminazione intelligente. Un ufficio progettato in maniera moderna ma illuminato male è un po’ come un completo di Armani abbinato a calzature da grandi magazzini. «Ogni ambiente di lavoro dev’essere personalizzato anche dal punto di vista dell’intensità e nell’uniformità della luce, al superb di ridurre abbagliamento, riflessi e garantire il massimo benessere visivo al lavoratore», spiega Ciro Catera, Nation supervisor Italia di Kreon, azienda belga chief nel settore del lighting.

Neon e lampadine a incandescenza sono il paleolitico. La sorgente del presente e dell’immediato futuro è a led, con software program che gestiscono in maniera dinamica l’illuminamento in modo da regolare intensità e temperatura in funzione della luce naturale e dell’attività lavorativa.


Un ecosistema lavorativo illuminato in maniera intelligente da Kreon

 

È il principio dello “Human centric lighting”, ovvero dell’illuminazione incentrata sulle persone e sui loro ritmi e necessità, anziché il contrario: un modello che sta prendendo sempre più piede nel mondo del lavoro. «L’impiego di piattaforme elettroniche, oltre che di materiali inexperienced, consente di ridurre ulteriormente gli sprechi – aggiunge Catera –. I software program sono in grado di capire se la postazione è occupata oppure no, e di conseguenza di diffondere luce solo se occorre e dove occorre. Non solo: alcuni apparecchi sono addirittura in grado di comunicare tra loro in modo da ottimizzare ulteriormente l’illuminazione di tutto l’ecosistema lavorativo».

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